Le patologie polmonari rappresentano una delle principali cause di decessi nel mondo, con previsioni di incremento nei prossimi anni. Molte patologie sono causate dal fumo di sigaretta, ma il fumo non è l’unica causa riconosciuta: i fattori che scatenano malattie respiratorie possono infatti essere genetici, nutrizionali, ambientali, oltre ad agenti infettivi che intaccano l’apparato respiratorio umano. Sono decine le patologie che interessano i polmoni e che impediscono o limitano la capacità di respirare: il cancro, la tubercolosi, l’asma, la malattia polmonare cronica ostruttiva, la fibrosi cistica, l’apnea notturna, la branchiolite, l’influenza aviaria.
I pazienti con insufficienza polmonare hanno spesso anche cuori debilitati, che vanno aiutati a pompare il sangue, dipendono da scambiatori di gas che ossigenano il loro sangue liberandolo dall’anidride carbonica: dispositivi ingombranti che li costringono a lungo in un letto d’ospedale. Per questi motivi, la ricerca medica e scientifica è in continua evoluzione, alla ricerca di soluzioni all’avanguardia in grado di risolvere le patologie e al contempo migliorare la vita delle persone affette da queste ultime, spesso costrette su una sedia a rotelle nell’attesa di interventi e trapianti.
Un gruppo di scienziati britannici ha messo a punto un apparecchio, non più grande di un porta-occhiali, in grado di ossigenare il sangue all’esterno dell’organismo prima che rientri nei polmoni; l’apparecchio moderno rispetto agli attuali prototipi in circolazione, potrebbe essere una valida alternativa ai trapianti. William Federspiel e i colleghi dell’Università di Pittsburgh hanno realizzato una macchina contenente una pompa e uno scambiatore di gas, abbastanza compatta da permettere di camminare, e connessa al sistema cardiocircolatorio del paziente attraverso un piccolo tubo sul collo. Il dispositivo ha ossigenato il sangue di 4 pecore per sei ore, e dopo la pubblicazione dei primi risultati, ha mantenuto in vita un ovino per 5 giorni.
Future sperimentazioni stabiliranno se i dispositivi possano funzionare anche sull’uomo. Entrambe le macchine hanno ancora bisogno di bombole di ossigeno per funzionare, ma si sta lavorando anche a modelli che sfruttino l’aria all’interno di una stanza e non richiedano cilindri di scorta.